giovedì 1 settembre 2016

Tricks! (Sempre in aggiornamento)

Fotografare paesaggi
Spesso, per fotografare grandi spazi è da preferire una giornata coperta, con il cielo velato da nuvole che coprono il sole. Questo perchè la luce diffusa che ne consegue aumenta la saturazione dei colori, le immagini che otterrete potrebbero essere più suggestive.

Non respirare quando scatti
Nel vecchio mondo "a pellicola" il consiglio era: "Quando scatti trattieni il respiro, come un cecchino!". Secondo me il consiglio è ancora valido!

Posizionati sempre in basso
Un bambino, una persona seduta o distesa, un cane: è sempre meglio abbassarsi per riprenderli "alla stessa altezza", specialmente se si usa un obiettivo grandangolare; si eviterà così di ottenere un effetto "schiacciamento" o di alterare le proporzioni del corpo. Se poi si vuole slanciare un soggetto non troppo alto, riprendendone l'intera figura, bisognerà posizionarsi ancora più in basso.

Filtri

La fotografia digitale, e la relativa post produzione, hanno reso l'uso della maggior parte dei filtri creativi obsoleta. Alcuni filtri, invece, non possono essere replicati digitalmente. Essi sono:

Filtri UV: generalmente si utilizzano per proteggere la lente dell'obiettivo da sporcizia, gocce d'acqua, graffi e urti accidentali, questi filtri nascono con lo scopo di filtrare i raggi ultravioletti, non visibili ad occhio umano, ma percepibili da pellicole e sensori fotografici. Tali raggi sono maggiormente presenti in alta montagna. Nonostante il loro effetto sia quasi impercettibile, permettono di ottenere cieli leggermente più tersi e immagini più nitide, oltre a ridurre lievemente possibili dominanti azzurre.

Filtri Neutral Density (ND): permettono di ridurre, in modo uniforme, la quantità di luce che entra nell'obiettivo. Indispensabili se si richiedono lunghe esposizioni in presenza di tanta luce. Si possono utilizzare nel caso in cui, pur impostando la fotocamera sul valore ISO più basso e sul diaframma più chiuso, non si riescono ad ottenere tempi di esposizione sufficientemente lunghi senza sovraesporre. Sono disponibili in vari livelli di densità (in funzione della quantità di luce che sono in grado di trattenere). Un utilizzo tipico di questi filtri è apprezzabile nelle fotografie di cascate, torrenti, ecc., in cui l'acqua, scorrendo, genera una morbida scia bianca (simile alla seta);

Filtri Graduated Neutral Density (GND): variante dei filtri Neutral Density. L'oscuramento del vetro si presenta in maniera graduale, da una estremità più scura verso una più chiara. Si utilizzano principalmente nella fotografia paesaggistica per oscurare le aree più illuminate, ad esempio, un cielo luminoso e paesaggio più scuro, all'ombra.

Filtro Polarizzatore: riduce notevolmente i riflessi da specchi d'acqua ed altre superfici, come il vetro. Tale caratteristica permette di "riappropriarsi" della trasparenza dell'acqua migliorando notevolmente la visione dei fondali marini, oppure di cogliere particolari attraverso un vetro. Inoltre, sempre grazie alla stessa proprietà, consente di ottenere cieli più saturi e contrastati, minimizzando i riflessi causati dal vapore acqueo presente nell'aria.

Ultima nota, del tutto personale: circa i filtri ND e GND ho optato per l'acquisto di quest'ultimi nel formato Cokin, con anelli adattatori di varia misura. Questo mi ha consentito di ridurre notevolmente la spesa avendo a disposizione, in un unico kit, ogni filtro per tutti i diametri delle lenti che posseggo.

Riprendere un'eclissi

Le eclissi solari, quelle visibili alle nostre latitudini e apprezzabili dal punto di vista fotografico, non sono poi così frequenti. la prossima eclissi, dal momento in cui scrivo, sarà il 21 giugno 2020; sarà del tipo anulare con massima visibilità in Etiopia, in India ed in Cina; in Italia l'oscuramento sarà irrilevante. Sono stato testimone dell'eclissi del 20 marzo 2015 ed ancora mi mangio le mani: l'oscuramento del 30-40% (Discretamente buono!) è stato vanificato dalla scarsa preparazione per impegni sopraggiunti all'ultimo momento. Il risultato, visibile dalla foto in alto, è stato ottenuto con una fotocamera DX (Nikon D90) che fortunatamente avevo disponibile in quel frangente, utilizzata a mano libera con un obiettivo 18-105 settato alla massima focale ed una mezza dozzina di filtri colorati Cokin di vario genere, attaccati col nastro adesivo sulla lente per attenuare la luminosità del sole. Diciamo che, con un eufemismo, si poteva ottenere molto di più!
Per la prossima volta, quindi, a parte documentarsi su dove l'eclissi sarà maggiormente visibile e l'ora esatta del momento di massima oscurità, seguirò delle semplici regole per ottenere una foto decente.
E' assodato che non sarà possibile utilizzare la vostra macchina senza un adeguato filtro da posizionare davanti alla lente, l'intensa luce solare potrebbe rovinare il sensore dell'esposimetro dell'apparecchio, oltre a danneggiare anche l'occhio che guarda dal mirino.
Esistono filtri solari adatti a fotografare l'evento, oppure i classici Filtri Neutral Density (ND), che permettono di ridurre la quantità di luce che entra nell'obiettivo (se serve, usarne più di uno), ne esistono di diversa densità. In alternativa si può utilizzare qualunque cosa riesca a ridurre in maniera significativa la quantità di luce entrante nell'apparecchio, al limite anche una maschera da saldatore.
Solita trafila: macchina sul cavalletto in manuale, ISO bassa da variare se necessario, focale lunga (minimo 300 mm), fuoco su infinito, diaframma chiuso e tempo di esposizione breve o brevissimo, anch'esso da aggiustare in corsa. Consigliato il bracketing.
Ottimo suggerimento trovato su internet: l'uso dei filtri scuri non rende possibile cogliere nello stesso scatto l'eclissi ed il paesaggio circostante, che risulterebbe scurissimo se non addirittura semplicemente nero. Per ovviare a questo inconveniente, si può ricorrere a due scatti separati: scattare una foto dell'eclissi e poi, senza muovere la macchina fotografica, scattare un'altra foto della stessa scena al tramonto, senza filtri. In seguito, con l'uso di un software di image editing, unire i due scatti in una sola immagine per ottenere un effetto molto suggestivo.
Se dovesse capitare che l'eclissi fosse visibile negli ultimi minuti prima del tramonto, si può tentare di fotografarla senza filtri, assieme all'orizzonte.

Fulmini!


Riprendere un fulmine che saetta nel cielo buio di per sè non è una faccenda complicata, spesso l'unica dote necessaria è la pazienza, oltre ad una buona dose di fortuna, la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto con le giuste condizioni atmosferiche. A meno che non abbiate voglia e tempo di inseguire un temporale.
Il massimo sarebbe quello di trovarsi in riva al mare, di notte, al buio totale, con il cielo abbastanza sgombro da nuvole, con i fulmini che guizzano all'orizzonte, con il temporale o la pioggia che ancora deve arrivare e con la reflex ed il cavalletto a disposizione!!! Questa è la parte difficile. E quando mi capiterà, direte voi?
Tecnicamente invece è molto semplice: macchina sul cavalletto in manuale, ISO sui 200 da variare se necessario, focale corta per catturare più cielo possibile, fuoco su infinito o poco meno, diaframma abbastanza chiuso e tempo di esposizione lungo, diciamo intorno ai 20 secondi. Il tempo lungo non serve per la giusta esposizione, ma vi permetterà di avere un lasso di tempo maggiore per beccare la saetta, scommettendo sul momento in cui comparirà il fulmine nel cielo. La pazienza vi servirà dopo il centesimo scatto senza che nessun fulmine compaia in cielo o, ancora peggio quando, stanchi e disperati, riporrete la vostra attrezzatura in borsa ed una scarica di fulmini comparirà subito dopo.
Infine, un concetto semplice da tenere sempre a mente: "Se il temporale si avvicina, e con esso le scariche elettriche di parecchi milioni di volts, e voi vi trovate su un terreno piatto e brullo, il cavalletto potrebbe fungere da parafulmine, con quello che ne consegue"!

mercoledì 24 agosto 2016

La Street photography


Su internet ci sono centinaia di siti che spiegano, dettagliatamente, come fare delle ottime fotografie in giro per strada. In questi spazi virtuali si parla di attrezzatura, di tecnica, di difficoltà, di come muoversi, come settare la macchina, come vestirsi, a che ora puntare la sveglia, cosa mangiare prima di uscire e che libro leggere la sera tornati a casa. Tutto vero, condivisibile ed utile.
Intanto voglio fare qui un breve riassunto di quanto ho letto in giro, aggiungendoci anche qualche esperienza personale. Se ritenete di essere esperti in questa branca dell'arte fotografica saltate tutto ed andate in fondo alla pagina, troverete quello che io ritengo essere il principale suggerimento che mi sento di dare se vorrete cimentarvi, più o meno seriamente, anche voi nella street photography.



Definizione di Street photography (da Wikipedia): La street photography ("fotografia di strada") è un genere fotografico che vuole riprendere i soggetti in situazioni reali e spontanee in luoghi pubblici al fine di evidenziare in maniera artistica alcuni aspetti della società. Tuttavia, la street photography non necessita la presenza di una strada o dell'ambiente urbano. Il termine “strada” si riferisce infatti ad un luogo generico ove sia visibile l'attività umana, un luogo da osservare per catturarne le interazioni sociali. Di conseguenza la composizione può anche essere del tutto priva di persone o addirittura un ambiente dove un oggetto assume delle caratteristiche umane.

Leggendo sopra si intuisce benissimo la differenza tra Street photography e Voyeurismo!

Per iniziare bisogna sottolineare un fatto: per cogliere la spontaneità di un soggetto bisogna in qualche modo essere il più "invisibile che si può". Quindi è indispensabile andare in giro senza portarsi appresso la reflex con un cannone da 500 mm di focale e lungo mezzo metro. In questi casi è da preferire una compatta di qualità, ci sono in vendita dei piccoli gioielli (purtroppo il loro prezzo si aggira a volte intorno ai 1000 euro) che non fanno per niente rimpiangere una quotata reflex e relativo obbiettivo luminoso (Da provare assolutamente le "app" dedicate sui cellulari, che permettono di controllare queste macchine in remoto, alla stregua di un piccolo James Bond). Una batteria di riserva non fa mai male.
Anche l'abbigliamento è importante: se vado allo stadio mi vesto da tifoso, non ci arrivo in frac! Niente zainetti marcati, tracolle brandizzate, cappellino con il marchio in bella vista e gilet multi tasca che fa tanto "fotografo da safari". Importanti sono le scarpe comode ed un ombrello se la stagione lo richiede.
Spesso, anzichè andare a zonzo senza meta, è da preferire un tavolino di un bar e gustarsi un'ottima granita. L'unico accorgimento è quello di scegliere un locale che si affacci su una piazza, su una via affollata, su una strada dove si suppone a breve accadrà qualcosa.
Dovete sempre essere pronti a scattare, quindi fotocamera perennemente accesa, preferendo un'impostazione che vi permetta la ripresa migliore: se vi serve la profondità di campo, impostare l'obiettivo in grandangolare, col diaframma più chiuso possibile facendo attenzione al tempo, che deve essere abbastanza veloce per evitare il mosso, nel caso giocare con gli ISO senza troppo esagerare rischiando di generare rumore. Io preferisco scattare con diaframmi molto aperti, avvicinandomi ai soggetti per stagliarli dal fondo.

Un bravo street photographer deve avere occhio e sapere cogliere l'attimo. Quindi: o sei sensitivo, o sei fortunato o sei allenato; quest'ultima caratteristica è l'unica che si può migliorare facendo esperienza e non demoralizzandosi ai primi insuccessi.

Se dopo lo scatto il soggetto non si accorge di te, oppure non è interessato alle tue azioni e continua il suo percorso di vita, problema risolto. Se dopo lo scatto il soggetto (o i soggetti!) si accorge di te e ti chiede spiegazioni in modi più o meno urbani e violenti insorge il problema.
Cosa fare? Provare, tanto per cominciare, a sfoderare il classico sorriso a 48 denti è un buon inizio; nella metà delle volte se ne esce indenni. Provare a spiegare quello che si sta facendo aiuta, spesso il lato narcisista delle persone prende il sopravvento. Il terzo passo è mostrarsi disponibile a cancellare lo scatto, a volte questo premia. L'ultimo passo, se non si vuole sfiorare la lite, è darsela a gambe prima possibile, specie se la controparte è o diventa numerosa.

Infine, ecco il principale "piccolo" suggerimento personale, detto anche "suggerimento di La Palice":
potete andare in giro sperando nell'episodio fortunato oppure, meglio, decidete prima cosa volete fotografare, creandovi l'occasione. Mi spiego meglio: se volete catturare, per esempio, delle immagini di disagio sociale non andate per le vie del centro cittadino ma spostatevi nelle periferie, meglio ancora se degradate. Se volete riprendere scene di gioia e divertimento i parchi cittadini o le feste all'aperto sono da preferire ai cimiteri!!!
Documentatevi sulle manifestazioni che avverranno dalle vostre parti (scioperi, i vari Pride, concerti, riunioni anche elettorali, promozioni di libri con relativo autore che firma le copie ai fan), danno sempre degli ottimi spunti e, soprattutto, le foto rubate sono più tollerate.
I miei luoghi preferiti (amo il rischio!) sono i mercati storici, le fiere dell'usato o le piazze di periferia della mia città.
Ah, programmate una tipologia alla volta, non è detto che l'occasione capiti nella mezz'ora dedicata ad una zona piuttosto che ad un'altra, spesso è utile sostare in un luogo parecchie ore. Infine una massima sempre valida: "Gli scatti migliori spesso li fa chi ha il culo più grosso". Scusate il francesismo!

mercoledì 17 agosto 2016

Fotograre di notte la volta celeste.

Per chi ha la possibilità di possedere, come me, un terrazzo con vista sul mare ed ampia porzione di cielo stellato tutto è più semplice. Spesso però la ricerca di un bel posto poco illuminato può portarvi in luoghi sperduti, in cima ad una collina in mezzo al nulla, in una spiaggia deserta, in zone raggiungibili solo a piedi. In questi casi il peso da portarsi appresso diventa un problema.

Cominciamo ad elencare il minimo indispensabile da mettere nello zaino:
a) Macchina fotografica con modalità di regolazione delle impostazioni in manuale, relativa batteria di riserva e qualche schedina di memoria supplementare;
b) un treppiede stabile (il vento è sempre in agguato);
c) almeno un obiettivo grandangolare, ma non è indispensabile;
d) un dispositivo di scatto remoto (anche questo non indispensabile perchè esiste sempre la possibilità di usare l'autoscatto);
e) torcia elettrica sia per controllare le impostazioni dell'apparecchio fotografico, sia per illuminare oggetti in primo piano (e pile di ricambio perchè quelle montate si scaricano sempre quando servono);
f) penna e taccuino per segnare i parametri delle foto più riuscite e le caratteristiche ambientali, vi serviranno la volta successiva per non perdere tempo a sperimentare;
g) telo impermeabile per proteggere la macchina in caso di pioggia.

A questo aggiungerei un bel ombrello e, per i pigri e chi ha spazio e voglia, un piccolo sgabello richiudibile. Se poi avete a vostra disposizione degli sherpa potete portarvi appresso un portatile con software di image editing installato, un capiente hard disk ed una piccola tenda igloo.
Anche d'estate, di notte in certe zone può fare parecchio freddo, quindi una felpa, un cappellino ed un kway aiutano, oltre a non indossare pantaloncini che invogliano le zanzare a fare amicizia. A questo proposito, uno spray antizanzare costa poco ed è facilmente trasportabile.
Acqua, caffè caldo in thermos, crackers e caramelle sono consentiti, panini con la mortazza o la frittata di cipolle no, possono attirare ospiti indesiderati (leggasi cani randagi, nella migliore delle ipotesi!). A volte un rotolo di carta igienica può fare la differenza!
Infine non dimenticare mai il cellulare, carico (magari dove siete c'è campo), e di avvertire qualcuno della vostra gita fuori porta nel caso in cui tardaste a trovare la via di casa!
Se poi organizzate le vostre uscite in compagnia sarà anche meglio.
Una vota arrivati alla metà, possibilmente in una notte senza luna e aiutati nella scelta del posto da Google Skymap per trovare e provare a fotografare la via lattea, sistemate la fotocamera sul cavalletto e montate il vostro obiettivo più luminoso e con lunghezza focale minore, poi mettete la macchina in manuale.
Il tempo di posa, per ottenere una foto d'effetto, si aggira sui 20-30 secondi (attenzione alla regola del 600); io inizierei da qui.
Chiudere un pò il diaframma aiuta ad aumentare la profondità di campo per una migliore messa a fuoco. A volte, con diversi obiettivi, bisogna regolare il fuoco poco prima di "infinito".
La regolazione del valore ISO dipende dall'apparecchio: provare per trovare il valore più alto senza che si generi troppo rumore.
A questo punto provare qualche scatto (mi raccomando lo scatto remoto o l'autoscatto) ed iniziate a sperimentare regolando, di volta in volta, la messa a fuoco, il tempo, il diaframma o l'ISO. Non dimenticate mai di prendere appunti.

Infine un suggerimento: nell'inquadratura, se potete, includete un oggetto in primo piano, spesso rende la foto più interessante. Potete usare un albero, una persona, una roccia, una scarpa! E' arrivata l'ora di utilizzare la torcia elettrica che vi siete portati appresso; dopo avere scattato, nei 20 o 30 secondi che seguono dovete illuminare il primo piano, anche non permanentemente, passando il fascio di luce due o tre volte sull'oggetto. Anche qui è importante sperimentare.
Secondo me farete delle belle foto.

Regola del 600 (o anche del 550 o del 500!)

Fotografare un cielo stellato di notte non è difficile, bisogna considerare però che tutti gli oggetti che popolano il nostro firmamento (stelle, pianeti, la luna) si muovono, e pure velocemente.
Per fotografare le stelle, negli scatti notturni, spesso si usano tempi lunghi con la macchina posta sul cavalletto. Se si esagera nel tenere troppo l'otturatore aperto il rischio è quello di avere delle immagini di stelle che, invece di puntini luminosi, somigliano a delle scie.
Per ovviare a questo inconveniente esiste una regola detta "regola del 600", da aggiustare in corsa (del 550 o del 500) se il mosso persiste.
La regola del 600 indica semplicemente i tempi massimi (in secondi) da utilizzare prima che il movimento degli astri sia percettibile nelle vostre foto. Questo valore si ricava dividendo il numero 600 per la lunghezza focale (nelle full frame) dell’ottica utilizzata.

La tabella qui sopra indica il tempo di scatto, in secondi, per le ottiche full frame, per le DX Nikon e per le APS-C Canon.
Per altri formati basterà moltiplicare il valore della colonna "Full Frame" per il fattore di crop del vostro sensore.
Come dicevo prima, se il mosso persiste con queste impostazioni cambiare il dividendo in 550 0 500, diminuendo così il tempo di esposizione.